Un posto al sole, analisi di Fusco: la sua cattiveria è ufficialmente finita…
Un posto al sole ha probabilmente sprecato uno dei suoi migliori antagonisti a causa di un finale incoerente e poco realistico
Quella legata al personaggio di Daniele Fusco è stata senza dubbio una delle storyline più intense e riuscite di questa stagione di Un posto al sole. La tensione era palpabile e il racconto era fondato su una narrazione coinvolgente e coerente. Fusco era, e in fondo resta, uno dei migliori miglior villain mai scritti nello sceneggiato, essendo capace di infondere disagio nello spettatore con un semplice sguardo.
Tuttavia, tutto ciò che era stato costruito con cura nella prima parte è crollato a causa di un finale forse frettoloso e approssimativo, che ha finito per compromettere l’intero sviluppo del personaggio e della vicenda.
Un epilogo anticlimatico e incoerente, che annulla la complessità narrativa precedente e tradisce proprio le sfumature che rendevano Fusco un antagonista credibile.
Il potere dell’ambiguità e il suo potenziale narrativo
Il punto di forza del personaggio era proprio la sua ambiguità. Fusco non commetteva mai reati in modo plateale, agiva nell’ombra, sfruttava il proprio potere in modo subdolo, ma sempre con estrema cautela.
Mai un messaggio, mai una prova scritta, tutto avveniva in contesti privati, lasciando spazio al dubbio.
Fusco era stimato dai colleghi e persino tra il pubblico, c’era chi lo difendeva affermando che in fondo non stesse facendo nulla di grave, ed era questa la sua forza. Tutti sappiamo che Fusco che, in realtà, manipolava, esercitava un controllo psicologico sottile, difficile da denunciare e ancora più difficile da dimostrare.